Dopo una carriera durata 25 anni, costellata di vittorie e gol, ci si poteva aspettare che Romario de Souza Faria, per tutti semplicemente Romario, si godesse il ritiro dai campi di gioco e si dedicasse ad altro. E in effetti per un certo periodo è anche andata così, perchè O Baixinho (il Piccoletto) prima ha provato a fare l’allenatore, ma con scarso successo, per poi dedicarsi alla politica.
A quel livello gli è decisamente andata meglio, considerando che è attualmente senatore per la “sua” Rio de Janeiro ed è anche stato rappresentante alla camera sempre per la metropoli carioca. Ma evidentemente questo non è bastato al classe 1966, che nel 2023 è diventato proprietario dell’America-RJ, il club con cui aveva appeso gli scarpini al chiodo, e che ora è anche tornato a essere un calciatore.
Cosa spinge uno come Romario, che ha vinto tutto o quasi, a rimettere piede in campo a quasi sessanta primavere? Certamente l’amore per il calcio, ma soprattutto la voglia di fare gol. Un qualcosa che gli è sempre riuscito molto bene, considerando che si tratta del quarto calciatore di sempre per reti ufficiali con 765 marcature in 983 partite, di cui 691 nei club, 55 con la nazionale maggiore e 19 con quelle giovanili e con l’Olimpica.
Romario idolo di Rio
Il suo esordio a livello professionistico arriva nel 1985, con la maglia del Vasco da Gama, il club in cui è cresciuto.
Il giovane Romario mostra subito che il gol è la sua arte, considerando che in capo a tre anni e mezzo con la squadra carioca segna 80 gol, portando a casa due volte il campionato carioca e laureandosi in due occasioni anche capocannoniere del torneo. A giugno 1988 dice arrivederci al Vasco, dove tornerà in più occasioni, per tentare l’approdo in Europa.
Il PSV presenta Romario all’Europa
A portarlo nel Vecchio Continente è il PSV Eindhoven che ha appena fatto il triplete. L’esperienza in Eredivisie di Rmario, dove giocherà anche Ronaldo il Fenomeno, dura cinque stagioni (e sarà quella più lunga della sua carriera), fatte di reti e di vittorie.
In quel momento l’Olanda è la favorita anche nelle scommesse europei: nei Paesi Bassi gioca 148 partite e segna 128 gol, vincendo tre volte il campionato, due volte la coppa nazionale, una volta la Supercoppa, trofei a cui aggiunge anche tre titoli di capocannoniere dell’Eredivisie e due della Coppa dei Campioni.
I 18 mesi di Romario al Barcellona
Nel 1993 lo acquista il Barcellona di Johan Cruijff e la prima stagione al Camp Nou è di quelle da incorniciare. Da finalizzatore del Dream Team del tecnico olandese, Romario si laurea Pichichi della Liga con 30 reti e trascina il Barcellona alla vittoria del campionato, nonchè a quella della Supercoppa all’inizio della stagione successiva.
Ma l’idillio con i blaugrana si interrompe dopo appena un anno. Preda della saudade (e con in mezzo il complicato rapimento del padre), o Baixinho torna a Barcellona con 18 giorni di ritardo dopo il Mondiale negli USA vinto da strafavoriti per le scommesse calcio e per questo Cruijff gli commina una multa altissima.
È l’inizio della fine, perchè partono degli screzi con il club che portano alla decisione di separarsi nel gennaio 1995, dopo 39 reti in 65 presenze.
Romario dunque decide di tornare in Brasile, ma tradendo il Vasco per il Flamengo. Gioca con i rossoneri fino a fine 1999, con due intermezzi nella Liga, con la maglia del Valencia.
L’esperienza con il Mengao è assai positiva, sia per titoli che per numeri. L’attaccante si aggiudica altre due volte il campionato Carioca e vince in quattro stagioni su cinque anche il titolo di capocannoniere del torneo.
Romario ha segnato anche con la maglia del Valencia
Nel mezzo c’è l’esperienza al Valencia, iniziata nell’estate 1996, con 14 reti all’attivo, spesso da primo marcatore per le scommesse sportive!
Dopo pochi mesi le discussioni con il tecnico Luis Aragones lo riportano al Flamengo in prestito per sei mesi e a metà della stagione 1997/98 a titolo definitivo, dopo che il nuovo tecnico degli spagnoli Claudio Ranieri spiega che non vuole trattenerlo contro la sua volontà. Con i rossoneri di Rio segna 186 gol in 214 partite.
Poi nel novembre 1999 Romario decide di tornare al Vasco, dove rimane per due stagioni e mezzo, ottenendo il tanto agognato titolo nazionale nella stagione 2000, oltre che la Coppa Mercosur nello stesso anno. Nel 2002, a 36 anni, O Baixinho non ha ancora voglia di smettere e decide per l’ennesimo “tradimento”, andando a indossare la maglia del Fluminense.
Romario tra Qatar, Miami e Australia
Rimane al Tricolor Carioca fino al 2004, con un brevissimo intermezzo in Qatar nel 2003, quando gioca tre partite per l’Al-Sadd, non segnando neanche un gol.
Le reti realizzate con il Flu, invece, sono 47 in 75 match. Nel 2005 arriva un’altra giravolta, perchè Romario torna, di nuovo, al Vasco. Ci rimarrà fino al 2007, inframezzando le stagioni in bianconero con due avventure a Miami (19 gol in 26 partite) e in Australia, all’Adelaide United (4 match, 1 gol).
Quando lascia definitivamente il Gigante da Colina, lo fa con un totale di 265 gol in 348 partite. Nell’aprile 2008 annuncia il ritiro, ma Romario non sa stare lontano dal pallone.
E quindi a oltre 43 primavere decide di diventare dirigente e giocatore dell’America-RJ, di cui poi sarà anche brevemente tecnico assieme all’amico Bebeto. Esattamente il club con cui a 58 anni ha deciso che in fondo la sua carriera da calciatore non era finita, ma solamente in pausa.
Romario Campione del Mondo nel 1994
Ma non si può parlare di Romario senza menzionare la nazionale brasiliana. Con la maglia della Seleção O Baixinho segna 55 reti in 70 presenze, contribuendo alla vittoria del Mondiale 1994, di cui si laurea anche miglior giocatore, a quelle nella Copa America del 1989 e del 1997 e in Confederations Cup nello stesso anno.
A questi numeri vanno aggiunti anche quelli con l’Under-20 verdeoro (11 gol) e quelli con la nazionale Olimpica (8 reti), che gli valgono il titolo di capocannoniere a Seul 1988, dove il Brasile conquista l’argento. Insomma, quando di menziona Romario si descrive uno dei bomber più letali della storia del calcio. E chissà che a quasi sessant’anni il Piccoletto non sappia ancora bene come si fa…